Questo testo fa parte di un resoconto del convegno PLUS TALKS – Il lavoro nelle piattaforme digitali organizzato dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) il 24 marzo 2021. E’ parso nel settimanale area il 2 aprile 2021.
A cura di Federico Franchini
L’emergere del capitalismo delle piattaforme e dei diversi conflit- ti sfociati in varie parti del mondo non può lasciare indifferenti i sindacati svizzeri. Anzi: deve interrogarli e far loro riflettere sulle strategie adeguate a rispondere a un padronato che, di fatto, non vuole nemmeno essere tale. Nicola Cianferoni, sociologo del lavoro che ha stu- diato il fenomeno in una ricerca svolta all’Università di Ginevra, ha ribadito nell’ambito dell’evento organizzato dalla Supsi di come, secondo lui, il movi- mento sindacale appare posto a valico tra due mondi: quello vecchio, legato al movimento operaio classico, e quello nuovo che vede emergere il capitalismo delle piattaforme. «Per questa ragione – per lo stesso Cianferoni – il sindacato sembra essere in una sorta di limbo dove non sa ancora bene come situarsi e come agire rispetto ai cambiamenti in corso».
Una visione critica, ma che si basa anche sull’analisi del caso notime Ag, una start-up che propone servizi di corriere in bicicletta il cui 51% delle azioni è stato acquisito nel 2018 dalla Posta Svizzera (nel 2020 la Posta ha acquisito la totalità del pacchetto azionario). Proprio l’interessamento dell’ex regia fede- rale ha dato il via a una vertenza che ha messo in evidenza vari punti: da un lato la lunga serie di problemi generati da questo genere d’impieghi (lo statuto di indipendente, il potere dell’al- goritmo, la mancanza dei versamenti di oneri sociali eccetera); dall’altro le difficoltà sindacali così come le possibili azioni di blocco e resistenza.
Per capire cosa è successo occorre fare un passo indietro. Quando è stata creata, nel 2014, questa start-up si è subito messa in concorrenza con le piccole cooperative fino ad allora attive nel mercato elvetico della consegna tramite biciclette. L’assenza di piattaforme internazionali come Foodora o UberEats ha permesso a notime di inserirsi nel mercato offrendo servizi e condizioni di lavoro simili. In poco tempo, la start-up ha così iniziato a lavorare per società come Dpd, Dhl e Ffs suscitando l’attenzione della Posta, desiderosa di inserirsi in questo settore sempre più strategico.
Il passaggio di proprietà si concretizza nel 2018. Nelle trattative che condurranno all’acquisto della piattaforma i dirigenti dell’ex regia federale esigono la messa in regola dei contratti di lavoro per evitare possibili problemi legali. I fattorini, viene deciso, diventeranno lavoratori subordinati. I salari, però, restano scarsi tanto più che i manager cercano di compensare l’incremento dei costi dovuti ai contributi sociali con un deterioramento delle condizioni di lavoro. È in questo contesto che i fattorini prendono contatto con Unia e iniziano a incontrarsi con regolarità. Le discussioni permettono di far emergere varie problematiche rispetto alle quali i rider intendono mobilitarsi: l’ottenimento dello statuto del lavoratore subordinato, la creazione di un organo rappresentativo dei lavoratori in seno alla piattaforma e una maggior trasparenza nel management algoritmico. Questa presa di coscienza sfocia in una negoziazione, dalla quale, su volere padronale, sono però esclusi i sindacati (che continuano ad assicurare sostegno logistico). Dopo parecchie settimane di vertenza si giunge infine all’ottenimento di buona parte delle richieste: oltre all’aumento dei salari, agli indennizzi per l’uso di strumento di lavoro privati e alla creazione di una commissione del personale, le trattative hanno permesso anche di trovare un compromesso secondo cui la piattaforma si sarebbe fatta carico anche di tutti i contributi sociali arretrati del lavoratore.
Per Nicola Cianferoni questo caso è di grande interesse rispetto allo sviluppo dell’economia delle piattaforme: «L’analisi del caso ha permesso di illustrare le strategie impiegate dai rider come pure le nuove forme di mobilitazione, le quali hanno anche permesso di agire sul rapporto di forza in seno all’azienda ottenendo di conseguenza delle condizionimigliori rispetto a quelle previste al momento in cui i manager hanno annunciato il cambiamento dello statuto dei lavoratori». Il sociologo si interroga però sul ruolo del sindacato: «Il conflitto ha permesso ai lavoratori e al datore di lavoro di strutturarsi e trovare un posizionamento nelle relazioni professionali, mentre il sindacato appare ancora disorientato in questo nuovo mondo dove i padroni non vogliono essere padroni (non esiste un’organizzazione padronale delle società attive tramite piattaforme digitali) e, anche per questo, negano la presenza stessa delle forze sindacali».